sabato 29 giugno 2013

44/45.
Strani pensieri mi inondano.
Mi lasceranno l'amaro in bocca, non può essere tutto così perfetto.

martedì 18 giugno 2013

notteprimadegliesami.

e, giuro, non sono in ansia.
sono la persona più felice del mondo. in senso lato.
sta per finire. gli ultimi tre giorni con tutte quelle facce messe insieme dietro un banco.

fanculo.
sono libera.
senza nessun giudizio. preoccupazione. pausa.
libera.

mercoledì 24 aprile 2013

Cosa fai, Sonia? Piangi? Cosa ti rende triste,eh? Hai uno stomaco che brontola da ore... E senza quello stupido snack Vitasnella potevi considerare questa giornata tra quelle da degne di nota.. Cosa c'è? La pancia è piatta, molliccia ma piatta. Qualche giorno di esercizi e ritornano quegli addominali per cui hai sudato tanto. Le gambe sono grosse, ma c'è ancora un po' spazio. Perché piangi? Per tutte quelle tshirt che non indossi più? Per non sapere come vestirti ora che è primavera e dovresti evitare i maglioni extra large maschili e senza forme? In fondo entri ancora in una 38, la 38 di quei jeans di quando pesavi 47 kg e pensavi ancora di potercela fare. Piangi per i jeans di quando pesavi 41kg che se ne stanno lì nell'armadio aspettando di poter essere indossati ancora? Piangi per questo vuoto, questo brontolio che ti piace ancora tanto? Cosa fai, Sonia? Hai dimenticato i 350g di biscotti? Il gelato mangiato con le mani e le dita viola? Il sangue che ti usciva quando invano provavi a vomitare e non facevi altro che ucciderti la gola? Hai dimenticato i tagli sulle braccia? I lividi improvvisi? Nono. Hai dimenticato la sensazione di leggerezza, di invincibilità. La sicurezza. Ecco cosa hai dimenticato, vuoi e vogliono farti ricordare solo il negativo.. Ma chi, Sonia, conosce meglio di te i lati positivi della malattia? Di quel sintomo.. Di quella ricerca della perfezione che potevi raggiungere, dove nessuno poteva batterti... Perché? Sforzati di ricordare, Sonia.

mercoledì 27 marzo 2013

Ma ti hanno detto mai 
Che devi amarti un po' 
Puoi rallentare e poi 
Pensare un po' più a te 
Che sicurezza mostri se 
I casini sai risolvere 
Ma i problemi tuoi 
Non li affronti proprio mai ..


Amarmi? e per cosa dovrei amarmi?
perché ho bisogno di medicine per sopravvivere.

perché comunque ho passato dieci giorni chiusa in casa senza voler vedere nessuno.
perché vivo in simbiosi con il mio ragazzo. perché senza di lui mi sarei già fottuta le braccia a furia di tagli.
perché sto dimagrendo, perché la skinny funziona e se ne è accorto anche quello stupido strizzacervelli che, ripeto, secondo me mi prende per i fondelli.
perché non faccio altro che dormire.
perché anche quando mi ammazzo di studio non rendo un tubo.

perché sono la sfiga in persona. perché sono circondata da persone che hanno un culo tremendo e sono poi sempre lì a giudicare, che se morissi neanche ci farebbero caso.

Pensare un po' più a me? a che pro?
se penso a me, non faccio altro che vedere un susseguirsi di fallimenti, una vita sprecata, debolezza e tristezza.
se penso a me, il mondo di perfezione che pretendo scompare. ed io non sono adatta ai compromessi. non lo sono mai stata.
Dovevo scendere le scale delle elementari in prima fila, dovevo costruire giocattolini senza istruzioni, ho completato un mappamondo di 500 pezzi senza guardare i numeretti. ho impiegato tre giorni, ma ero forse la bambina più felice del mondo in quel momento. contavo la pasta nel piatto. rifiutavo pane e nutella quasi ogni pomeriggio a casa di mia cugina. 

Ho sempre voluto tutto sotto controllo. tutti dovevano fare quello che io avevo in mente. piangevo, urlavo, mi dimenavo finché qualcuno non indovinava quello che io volessi indossare. forse non mi sentivo compresa, volevo essere il centro di ogni attenzione. 

e questi problemi come si affrontano? come si affronta un compromesso? un risultato mediocre? non essere il massimo? tutti gli psicologi, non solo Tiziano Ferro, mi hanno di pensare a me.. lasciare da parte la scuola per un attimo, pensare alla mia vita.. visto che la mia felicità è ben più importante di un 9.. perché bastano i 7 per andare bene, per avere una certa cultura, per potersi permettere un futuro. Ma se la mia vita dipende da questo ideale di perfezione cosa posso fare? come si affronta tutto questo?
Chi li fa i conti con la finitudine umana? con la stanchezza? con le ore di sonno mancate? chi li fa i conti con le circostanze? non esiste un'oggettività, un qualcosa di stabilito.. e a scuola ci sono tante cose che, personalmente, mi affossano. 


sono forte, posso farcela. sono forte. abbastanza forte. questo dolore mi sarà utile. 

venerdì 8 marzo 2013

vorrei dirti che ti amo. vorrei dirti che a volte ho la sensazione di essere sola. destinata alla solitudine. ai libri. ai pensieri liberi. a domande senza risposta. ad una lunga agonia in attesa della morte. come se non potessi amare nessuno. come se fossi intollerante la razza umana. ma poi affondo la testa nel tuo collo e sento che tutto andrà bene. che merito la felicità. che arriverà, bisogna solo aspettare.. arriverà anche se vorrei ammazzarti per ogni errore commesso, per ogni obiettivo non raggiunto, per ogni cibo ingerito, per ogni briciola di volontà sparita, per tutte le volte che senti di essere inferiore, e non la migliore.
probabilmente non sarò mai la migliore, ecco perché non voglio amarti. ecco perché provo sempre a lasciarti. perché forse tu sei stato la scelta migliore, l'ultima cosa giusta. perché mi ami nonostante tutto.

lunedì 21 gennaio 2013

Pensavo di avercela quasi fatta, di essere a buon punto sulla strada della guarigione, ma poi ha iniziato a piovere, a dirotto. I tuoni sembravano bombe e i lampi flash di reporter in guerra, di quelli che fotografano e poi boom, dietro le trincee.
Pioveva, ed ho guardato incantata le gocce giocare sui vetri, come quando da piccola ne sceglievo una e fino alla fine speravo fosse la più veloce di tutte, la vincitrice, la più forte, quella che non molla -che resta lì vicino al vetro anche se tutto quel rumore e quell'acqua la spaventano da morire - la più leggera, in fondo. La più leggera. Per scivolare via. Sgattaiolare tra i vicoli stretti e bui delle città antiche, come topi che scappano da un gatto affamato. Come una persona così fragile da voler fuggire via, da ogni situazione.
Il punto è che quando vuoi vincere - e sai che c'è qualcuno che lo fa al posto tuo - non ti resta che l'amarezza del secondo posto, anche se lotti con tutta la forza che hai. Il punto è che quando vuoi vincere a tutti i costi e perdi è come se il gatto ti avesse preso, arrostito e condito, non solo divorato. È come se si fosse divertito a farti a pezzetti. A tagliuzzarti, ad infiammarti l'anima, a far bruciare le ferite.
Il punto è quando vuoi vincere a tutti i costi e non ci riesci, sei in trappola. E la tua gabbia sono i tuoi obiettivi. E possono cambiare - mille volte - ma non puoi sempre vincere. È la legge immutabile della vita. Ad ogni fase di prosperità segue un interciclo recessivo. Non puoi vincere.

Puoi allagare la distanza tra le sbarre, perdere per un solo punto - anche mezzo - ma sarai sempre lì. Davanti a quel vetro. Con paure che ti porti dietro dall'infanzia, l'amarezza per le sconfitte, e l'odio verso te stessa.