sabato 28 gennaio 2012

Non pensavo facesse così male provare a uscirne. Non pensavo che sarebbero finiti i digiuni, la fame, il brontolio, i crampi, l'affanno.. Non pensavo sarebbero finiti così facilmente. Non pensavo sarebbero stati sostituiti da tutto questo. Tutto questo schifo. L'anoressia non mi faceva così male. Non me ne ha mai fatto. Mi ha resa forte. e sicura. Magra, per gli altri. Forse non abbastanza ai miei occhi, ma abbastanza da decidere di uscirne. E poi.. poi arriva il dolore. E non pensavo fosse così facile esserne sopraffatti. Non pensavo che non sarei riuscita a smettere gli mangiare, ad ingozzarmi di qualsiasi cosa senza controllo. Di cibo crudo, cotto, insapore, schifoso. Non pensavo che avrei toccato questo fondo schifoso, che avrei guardato il fondo del cesso senza riempirlo, con la speranza di mettere fine a quel gonfiore incredibile.
Non pensavo.. non sapevo, non potevo immaginare. Non pensavo ci potesse essere qualcosa di più doloroso di vedere la bilancia pesare quasi 41kg e avere la sensazione che la morte gravasse sulle mie spalle. Non pensavo..

domenica 15 gennaio 2012

Mamma mi ha liberato un nuovo mobile. Un mobile tutto mio. Per il mio cibo. Per le mie scatole di biscotti dietetici e insapori disposte in ordine di altezza. Per i miei cereali ipocalorici da immergere nel mio latte magro. Per i miei cereali integrali ricchi di fibra, perché la stitichezza ha preso il sopravvento. Per i miei cornetti confezionati, perché quelli del bar sono troppo burrosi. Per le mie marmellate senza zucchero. Per le mie fette biscottate integrali e secche. E dure, come la pietra. Per il pane ai cereali. Per le merendine allo yogurt. Per dei biscotti che sono segatura. Un intera parte della cucina è tutta mia. Ordinata, in modo maniacale. Altezza, larghezza, uso, bontà. Ho impiegato circa mezz'ora a mettere tutto in ordine, i criteri di valutazione erano troppi. Un mobile intero. C'è tanto cibo, per un esercito. Mi durerà fino all'estate, credo. O spero. Spero che l'istinto non prenda il sopravvento. Soprattutto spero che l'istinto non apra l'altro mobile. Quello per le persone normali. Quello con i biscotti di pasta frolla. O con le gocce di cioccolato. Con le nastrine e i cornetti del panettiere. Con la crema alla nocciola. Con i residui dell'Epifania. Non voglio nemmeno vederle quelle cose, nemmeno odorarle.. Voglio dimenticarle! Anzi no, voglio ignorarle. Ci sono cose che non avevo mai mangiato prima di tutto questo. Biscotti di cui non conoscevo l'esistenza. Cornetti da mangiare solo la domenica, perché c'era tempo. Vorrei dimenticare. Cadere, battere la testa e dimenticare tutto. Svegliarmi e mangiare una fetta di torta per tirarmi su l'umore. Bere un bicchiere di latte perché contiene calcio e il calcio fa bene alle ossa. Mangiare un hamburger, perché è carne e la carne contiene ferro e il ferro è importante. Mangiare un piatto di pasta senza verdure, perché già abbastanza pasta da saziarsi. E non verdure condite con pasta. Vorrei finire il mio piatto e prendere qualcos'altro se ho ancora fame. Seguire le richieste del mio corpo. Non fermarmi perché ho già ingerito troppe calorie. O perché lo stomaco non può più. Voglio mezze misure. Voglio un equilibrio. Voglio condividere i mobili. Il cibo. Tutto. Non voglio sentirmi più sola. Diversa. Pazza, completamente pazza. Non voglio tornare indietro, no. Voglio solo nascere di nuovo. Nascere magra, e non grassa. Voglio mangiare i plasmon, come tutti i bambini. Prendere il ciuccio con il miele. Voglio mangiare gli omogenizzati e non i piatti di pasta. Voglio piangere perché quello che mi danno non lo voglio. Non perché voglio mangiare. Voglio crescere magra. Mangiare il pane con la nutella i pomeriggi che passo da mia cugina. Non voglio rifiutare la torta alle feste. Non voglio lasciare un tot di maccheroni nel piatto in modo da evitare un pranzo a settimana. Non voglio essere la più grassa. Quella che "sta bene". Quella a cui tutti dicono "come sei dimagrita", sempre. Ogni volta. Come se il grasso non finisse mai, come se ci fosse sempre da dimagrire. Voglio mettere il formaggio sulla pasta. L'olio sul pane e i pomodori. E non solo origano, pepe, origano. Non voglio vergognarmi e stare al mare sempre un po' coperta, perché sono tutti magri. Non voglio sentirmi dire che ho il culo grosso. Non voglio che mi dicano "stai bene così". Voglio "ma come sei magra, beata te". Non voglio bere 1 litro di acqua a scuola per non far sentire agli altri il brontolio del mio stomaco. Voglio alzarmi e andare alla macchinetta, se ho fame. Scegliere quello che mi piace, non la cosa meno calorica. Voglio uscire il sabato sera e mangiarmi una pizza. E bere qualcosa. Senza pensare ai liquidi che tratterò. Senza pensare a quell'ago che sale. Alle gambe che lievitano. Voglio vivere. Vivere con il cibo. Perché il cibo ci da' la vita. Il cibo è vita. Non è un nemico, ma nemmeno un amico che può consolarti quando sei triste ed annoiata. Voglio vivere col cibo perché voglio capire quanto valgo. Non voglio vivere con lui solo per pesarlo, sminuzzarlo, masticarlo tante volte fino a maltrattarlo. O per odiarlo. Voglio amare i cibi che mi piacciono, senza allontanarli, dimenticarli. Voglio una fetta di caprese. Un panino con la provola. Il riso con il mais. I tortellini con il brodo. Il pan brioche. Una banana. Una fetta di crostata con i kiwi. Le fragole con la panna. Un cannolo siciliano, quello di mamma. La patate, in qualsiasi modo. I fagioli. Le tagliatelle ai funghi. Un gelato, qualsiasi. E invece, invece no.. non sarà mai così. Perché sono debole. E stupida. E o c'è tutto, o non c'è niente.

venerdì 6 gennaio 2012

La mia vita fa schifo. E il cibo, la mia ossessione per il cibo, non fa altro che contribuire alla sua rovina. Ancora di più. Voglio farla finita. Voglio smetterla di piangere, di soffrire. Di avere fame e poi sentirmi piena e poi ancora  terribilmente sazia di sensi di colpa. Sono stanca delle bugie, a me stessa e agli altri. Delle promesse che non mantengo, degli obiettivi che non raggiungo. Una canzone dei Baustelle dice: "Vorrei star fermo mentre il mondo va..". Io sono già ferma. Io non vivo. Ed ogni giorno che passa è sempre peggio. Ho diciassette anni e non vivo. Dovrebbero gli anni più belli. I più intensi. E non lo sono. Non voglio più vivere. Non voglio più sforzarmi di far vedere agli altri che vivo. Io sono morta dentro. Ed il punto è che non sono morta il giorno in cui la dieta, il mio corpo, le calorie, sono diventati il mio pensiero fisso. Io sono morta prima di tutto questo. Io non sono mai stata viva. Ho solo cercato qualcosa che mi spingesse ad andare avanti. Un pretesto per aggrapparmi alla vita. Ad una vita che mi sfuggiva tra le mani, che non mi apparteneva. Ma ora è finita. Il mio obiettivo è crollato. Deve cambiare, o devo farla finita. Sul serio. Il fatto è che ti resta dentro.. quel numero. Ti resta appiccicato all'anima. Si aggrappa così tanto a te che devi anche ringraziarlo. Perché è solo grazie a lui che sei ancora qui, se non hai ancora avuto il coraggio di far morire anche il tuo corpo. Ho sempre pensato al suicidio, al giorno in cui questo strazio sarebbe finito. L'ho fatto sempre, con frequenze diverse, ma sempre. Il pensiero della morte si impossessa di te, ti fa compagnia quando sei triste, si fa vedere, per ricordarti che è sempre lì, dietro l'angolo, anche quando sei felice. Ora me ne sono convinta, so come avverrà. Sarà un volo: lungo, ma rapido. Così potrò sentirmi leggera. Sarò come una farfalla. Quello che avrei voluto essere e non sono mai stata in grado di diventare.. Eppure soffro di vertigini. Che cosa buffa. Io sono buffa..