Vivere.
Vivere per..?
Vivere per : scegliere un libro in libreria. Passare ore da Feltrinelli. Le copertine dei libri nuovi. Iniziare un nuovo libro. Sottolineare le frasi più belle di un libro. “Novecento” di Alessandro Baricco. Le bancarelle di libri di seconda mano. Stare su una spiaggia deserta con un libro di Hesse. La meditazione alla fine di un libro. La prima pagina di un quaderno nuovo. Il profumo dell’astuccio di scuola. La campana dell’ultima ora. I pastelli tutti temperati. La lucentezza dei colori ad olio. I colori pastello. Monet. Le agendine piene di adesivi e foto. Ritirare le foto dallo sviluppo. I collage di foto ritagliate dai giornali. Le foto in b/n della gente per strada. I vecchi manifesti della Coca Cola. Le cose vintage. Le borse tonde anni ‘50. I ricordi di mia madre. Un odore che ricorda l’infanzia. Il profumo del borotalco. Progettare una casa su un albero. Impacchettare i regali. I negozi di sera nel periodo di Natale. La Befana a Piazza Navona. Via dei Fori Imperiali chiusa al traffico. Guardare un film sul divano con la coperta. I film in lingua originale. La scena finale di “Farhenheit 451”. La terrazza de "Le fate ignoranti". Woody Allen. Il tè con i biscotti delle 5. Le tisane ai frutti di bosco. Per una doccia calda quando fuori fa freddo. La colazione a letto. Il caffè amaro appena sveglia. Svegliarsi durante la notte e realizzare di avere tempo per dormire. Pane, burro e marmellata. La marmellata di prugne. Le Madeleine. Parigi. I baschi. Per le stradine di Montmartre. Amelie Poulain. Per viaggiare. Viaggiare in treno di giorno. Per la sensazione che si prova quando stai per perdere il treno e poi riesci a salire. Per sognare un viaggio in moto. Una partenza all'ultimo secondo. Una vacanza senza orari. L'estate. I cappelli di paglia. Nuotare piano, in silenzio, in piscina. I piedi nudi sulla sabbia. Dondolarsi su un'amaca. I tramonti rossi e rosa. Le notti in spiaggia. E il freddo della notte. “Il chiaro di luna” di Beethoven. Imparare i nomi delle costellazioni. Per il mare e la luce dell'alba. I vestitini leggeri estivi a fiori. Gli occhiali da sole. Il vento tra i capelli. La tequila. Saltare a tempo di musica. I Subsonica. I concerti. Guccini. Avere l'adrenalina a 1000 quando si sta per fare qualcosa di importante. Emozionarsi. Il primo bacio di un nuovo amore. Per godere dell'espressione sorpresa e felice di qualcuno nella cui vita hai portato qualcosa di buono. Per un amico ritrovato. La gratitudine di un povero a cui dai attenzioni. Per aiutare gli altri. Per rendere felice qualcuno solo perché ci sei. Per il sorriso di un passante. Le strade affollate. Le luci di città al crepuscolo. I semafori. Le barche ferme in porto. I murales. I bambini che escono da scuola. L'ultima campanella dell'ultimo giorno di scuola. Le minestre. I plasmon. Dedicare una giornata alle cose mai fatte. I pic-nic sui prati. I prati in montagna. Le baite di montagna. L’ombra degli alberi nel primo pomeriggio. Per gli odori delle piante in primavera. Un mazzo di fiori. Le orchidee. E i tulipani. Le foglie che cadono d'autunno. Il rumore delle foglie calpestate. L'odore dell'erba bagnata. Per correre sotto la pioggia. Andare a vivere da sola. Progettare la casa ideale. Le finestre. I mobili Ikea. La moquette morbida. Il caldobagno. Cucinare per due. Una torta appena sfornata. Le panetterie. I vestiti appena stirati. Diventare una vecchia saggia. Per poter dire "i bei vecchi tempi". Due anziani che si tengono per mano. La filosofia. Per dare alla morte solo un corpo rovinato e toglierle la soddisfazione di rubarmi sogni e speranze. Per avere tanti gatti. Per non sapere cosa voler fare della propria vita. Non sapere cosa vuoi. Addormentarsi con la radio bassissima. Accendere la radio proprio quando stanno trasmettendo la tua canzone preferita.“Love” di John Lennon. David Bowie. Il mito di Freddie Mercury. Per contemplare. La frase “non importa dove”. Sognare. Svegliarmi la mattina e cercare di ricordare cosa ho sognato. Dormire il pomeriggio. Scrivere. Scrivere tutto quello che mi passa per la testa. Appuntare. Montale. Baudelaire. E i Baustelle. Per la soddisfazione di imparare qualcosa di nuovo. Per scrivere liste come questa.
domenica 26 febbraio 2012
mercoledì 8 febbraio 2012
Io non sono un numero.
Non è un voto che fa di me una persona valida.
Non è il mio peso che mi rende bella. Accettabile. Adeguata.
Non sono le calorie a darmi la forza di andare avanti. Di vivere.
Non sono una 38, o una 36, o una 42 a dirmi chi sono.
Io sono una persona. Un essere umano. E posso sbagliare.
Posso riposare, e non studiare abbastanza. Posso fermarmi a metà compito, accettare un 7.
Posso mangiare, serena, quello che mi piace. Quello che voglio in quel momento. Senza esagerare, senza strafare.
Posso superare il numero stabilito. Se ho fame. Se ne ho voglia. E non è una voglia incontrollabile.
Posso provare dei jeans, senza ansia. Accettando la taglia che mi entra. Senza paura. Senza guardarmi per ore allo specchio prima di decidermi.
Io posso essere tutto questo. Io posso essere normale. Dedicarmi a me. Alla mia persona. Alla mia vita, da riprendere in mano. O posso lasciarmi andare. Morire.. sparire.
Posso, e non posso.
Io. Non sono io. Siamo in due. Noi. Una può. L'altra non può..
Non è un voto che fa di me una persona valida.
Non è il mio peso che mi rende bella. Accettabile. Adeguata.
Non sono le calorie a darmi la forza di andare avanti. Di vivere.
Non sono una 38, o una 36, o una 42 a dirmi chi sono.
Io sono una persona. Un essere umano. E posso sbagliare.
Posso riposare, e non studiare abbastanza. Posso fermarmi a metà compito, accettare un 7.
Posso mangiare, serena, quello che mi piace. Quello che voglio in quel momento. Senza esagerare, senza strafare.
Posso superare il numero stabilito. Se ho fame. Se ne ho voglia. E non è una voglia incontrollabile.
Posso provare dei jeans, senza ansia. Accettando la taglia che mi entra. Senza paura. Senza guardarmi per ore allo specchio prima di decidermi.
Io posso essere tutto questo. Io posso essere normale. Dedicarmi a me. Alla mia persona. Alla mia vita, da riprendere in mano. O posso lasciarmi andare. Morire.. sparire.
Posso, e non posso.
Io. Non sono io. Siamo in due. Noi. Una può. L'altra non può..
sabato 28 gennaio 2012
Non pensavo facesse così male provare a uscirne. Non pensavo che sarebbero finiti i digiuni, la fame, il brontolio, i crampi, l'affanno.. Non pensavo sarebbero finiti così facilmente. Non pensavo sarebbero stati sostituiti da tutto questo. Tutto questo schifo. L'anoressia non mi faceva così male. Non me ne ha mai fatto. Mi ha resa forte. e sicura. Magra, per gli altri. Forse non abbastanza ai miei occhi, ma abbastanza da decidere di uscirne. E poi.. poi arriva il dolore. E non pensavo fosse così facile esserne sopraffatti. Non pensavo che non sarei riuscita a smettere gli mangiare, ad ingozzarmi di qualsiasi cosa senza controllo. Di cibo crudo, cotto, insapore, schifoso. Non pensavo che avrei toccato questo fondo schifoso, che avrei guardato il fondo del cesso senza riempirlo, con la speranza di mettere fine a quel gonfiore incredibile.
Non pensavo.. non sapevo, non potevo immaginare. Non pensavo ci potesse essere qualcosa di più doloroso di vedere la bilancia pesare quasi 41kg e avere la sensazione che la morte gravasse sulle mie spalle. Non pensavo..
Non pensavo.. non sapevo, non potevo immaginare. Non pensavo ci potesse essere qualcosa di più doloroso di vedere la bilancia pesare quasi 41kg e avere la sensazione che la morte gravasse sulle mie spalle. Non pensavo..
domenica 15 gennaio 2012
Mamma mi ha liberato un nuovo mobile. Un mobile tutto mio. Per il mio cibo. Per le mie scatole di biscotti dietetici e insapori disposte in ordine di altezza. Per i miei cereali ipocalorici da immergere nel mio latte magro. Per i miei cereali integrali ricchi di fibra, perché la stitichezza ha preso il sopravvento. Per i miei cornetti confezionati, perché quelli del bar sono troppo burrosi. Per le mie marmellate senza zucchero. Per le mie fette biscottate integrali e secche. E dure, come la pietra. Per il pane ai cereali. Per le merendine allo yogurt. Per dei biscotti che sono segatura. Un intera parte della cucina è tutta mia. Ordinata, in modo maniacale. Altezza, larghezza, uso, bontà. Ho impiegato circa mezz'ora a mettere tutto in ordine, i criteri di valutazione erano troppi. Un mobile intero. C'è tanto cibo, per un esercito. Mi durerà fino all'estate, credo. O spero. Spero che l'istinto non prenda il sopravvento. Soprattutto spero che l'istinto non apra l'altro mobile. Quello per le persone normali. Quello con i biscotti di pasta frolla. O con le gocce di cioccolato. Con le nastrine e i cornetti del panettiere. Con la crema alla nocciola. Con i residui dell'Epifania. Non voglio nemmeno vederle quelle cose, nemmeno odorarle.. Voglio dimenticarle! Anzi no, voglio ignorarle. Ci sono cose che non avevo mai mangiato prima di tutto questo. Biscotti di cui non conoscevo l'esistenza. Cornetti da mangiare solo la domenica, perché c'era tempo. Vorrei dimenticare. Cadere, battere la testa e dimenticare tutto. Svegliarmi e mangiare una fetta di torta per tirarmi su l'umore. Bere un bicchiere di latte perché contiene calcio e il calcio fa bene alle ossa. Mangiare un hamburger, perché è carne e la carne contiene ferro e il ferro è importante. Mangiare un piatto di pasta senza verdure, perché già abbastanza pasta da saziarsi. E non verdure condite con pasta. Vorrei finire il mio piatto e prendere qualcos'altro se ho ancora fame. Seguire le richieste del mio corpo. Non fermarmi perché ho già ingerito troppe calorie. O perché lo stomaco non può più. Voglio mezze misure. Voglio un equilibrio. Voglio condividere i mobili. Il cibo. Tutto. Non voglio sentirmi più sola. Diversa. Pazza, completamente pazza. Non voglio tornare indietro, no. Voglio solo nascere di nuovo. Nascere magra, e non grassa. Voglio mangiare i plasmon, come tutti i bambini. Prendere il ciuccio con il miele. Voglio mangiare gli omogenizzati e non i piatti di pasta. Voglio piangere perché quello che mi danno non lo voglio. Non perché voglio mangiare. Voglio crescere magra. Mangiare il pane con la nutella i pomeriggi che passo da mia cugina. Non voglio rifiutare la torta alle feste. Non voglio lasciare un tot di maccheroni nel piatto in modo da evitare un pranzo a settimana. Non voglio essere la più grassa. Quella che "sta bene". Quella a cui tutti dicono "come sei dimagrita", sempre. Ogni volta. Come se il grasso non finisse mai, come se ci fosse sempre da dimagrire. Voglio mettere il formaggio sulla pasta. L'olio sul pane e i pomodori. E non solo origano, pepe, origano. Non voglio vergognarmi e stare al mare sempre un po' coperta, perché sono tutti magri. Non voglio sentirmi dire che ho il culo grosso. Non voglio che mi dicano "stai bene così". Voglio "ma come sei magra, beata te". Non voglio bere 1 litro di acqua a scuola per non far sentire agli altri il brontolio del mio stomaco. Voglio alzarmi e andare alla macchinetta, se ho fame. Scegliere quello che mi piace, non la cosa meno calorica. Voglio uscire il sabato sera e mangiarmi una pizza. E bere qualcosa. Senza pensare ai liquidi che tratterò. Senza pensare a quell'ago che sale. Alle gambe che lievitano. Voglio vivere. Vivere con il cibo. Perché il cibo ci da' la vita. Il cibo è vita. Non è un nemico, ma nemmeno un amico che può consolarti quando sei triste ed annoiata. Voglio vivere col cibo perché voglio capire quanto valgo. Non voglio vivere con lui solo per pesarlo, sminuzzarlo, masticarlo tante volte fino a maltrattarlo. O per odiarlo. Voglio amare i cibi che mi piacciono, senza allontanarli, dimenticarli. Voglio una fetta di caprese. Un panino con la provola. Il riso con il mais. I tortellini con il brodo. Il pan brioche. Una banana. Una fetta di crostata con i kiwi. Le fragole con la panna. Un cannolo siciliano, quello di mamma. La patate, in qualsiasi modo. I fagioli. Le tagliatelle ai funghi. Un gelato, qualsiasi. E invece, invece no.. non sarà mai così. Perché sono debole. E stupida. E o c'è tutto, o non c'è niente.
venerdì 6 gennaio 2012
La mia vita fa schifo. E il cibo, la mia ossessione per il cibo, non fa altro che contribuire alla sua rovina. Ancora di più. Voglio farla finita. Voglio smetterla di piangere, di soffrire. Di avere fame e poi sentirmi piena e poi ancora terribilmente sazia di sensi di colpa. Sono stanca delle bugie, a me stessa e agli altri. Delle promesse che non mantengo, degli obiettivi che non raggiungo. Una canzone dei Baustelle dice: "Vorrei star fermo mentre il mondo va..". Io sono già ferma. Io non vivo. Ed ogni giorno che passa è sempre peggio. Ho diciassette anni e non vivo. Dovrebbero gli anni più belli. I più intensi. E non lo sono. Non voglio più vivere. Non voglio più sforzarmi di far vedere agli altri che vivo. Io sono morta dentro. Ed il punto è che non sono morta il giorno in cui la dieta, il mio corpo, le calorie, sono diventati il mio pensiero fisso. Io sono morta prima di tutto questo. Io non sono mai stata viva. Ho solo cercato qualcosa che mi spingesse ad andare avanti. Un pretesto per aggrapparmi alla vita. Ad una vita che mi sfuggiva tra le mani, che non mi apparteneva. Ma ora è finita. Il mio obiettivo è crollato. Deve cambiare, o devo farla finita. Sul serio. Il fatto è che ti resta dentro.. quel numero. Ti resta appiccicato all'anima. Si aggrappa così tanto a te che devi anche ringraziarlo. Perché è solo grazie a lui che sei ancora qui, se non hai ancora avuto il coraggio di far morire anche il tuo corpo. Ho sempre pensato al suicidio, al giorno in cui questo strazio sarebbe finito. L'ho fatto sempre, con frequenze diverse, ma sempre. Il pensiero della morte si impossessa di te, ti fa compagnia quando sei triste, si fa vedere, per ricordarti che è sempre lì, dietro l'angolo, anche quando sei felice. Ora me ne sono convinta, so come avverrà. Sarà un volo: lungo, ma rapido. Così potrò sentirmi leggera. Sarò come una farfalla. Quello che avrei voluto essere e non sono mai stata in grado di diventare.. Eppure soffro di vertigini. Che cosa buffa. Io sono buffa..
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