lunedì 3 dicembre 2012

Sono felice.






Eppure un odio mi divora da dentro.
prova ad esplodere. lo trattengo.



Sento che finirà male.
Questa ipocrisia mi ucciderà.
E loro dovranno sentirsi colpevoli.

sabato 24 novembre 2012

“Sopportavo meglio il mondo, tutto qui.”
Sopportavo il mondo.
Il mondo. Questo schifo di mondo.
Forse anche la pillola della felicità serve a questo.
A sopportare il mondo.
A svegliarsi la mattina e riuscire ad andare a scuola.
A non starmene completamente zitta, solo ad ascoltare i professori.
A non urlare contro mia madre per ogni cavolo di rumore. Per ogni cibo comprato, o cucinato.
A non arrabbiarmi con me stessa, al punto da prendermi a schiaffi da sola.
A non sentirmi inutile.. A non maledirmi per un pezzo di pane, per un biscotto in più.

“Come va?”
Bene. Meglio.
Certo, come no.
A volte sono un'abile bugiarda.
Qualcosa sono in grado di farlo, almeno.
Certo che va meglio.
Sopporto, fuori. Sorrido. Dialogo, quando posso.
Ma vorrei seppellirmi.
Vorrei morire, è questo il punto.
È una sopportazione, un sopravvivere, un tirare avanti.
È questo che dovrei dire quando lo psichiatra mi chiede “trovi dei benefici?”
Quali benefici dovrei trovare?
Dovrei essere contenta di medicine che spingono le mie labbra a mostrare i denti quando in realtà potrei affogare in un mare di lacrime?
Quali sono i benefici? Quali dovrebbero essere?
Cosa c'è di bello nel sopportare?
È una perenne insoddisfazione.
Non è cambiato nulla.
È solo un convincere gli altri che io stia meglio, che sia venuta fuori dalla depressione sfociata in un disturbo alimentare.
Ma è tutto una menzogna.
Resto insoddisfatta.
Infelice. Infelice dentro.
Insoddisfatta del mio corpo, delle mie capacità.
Dagli obiettivi che non raggiungo.
Dalle promesse non mantenute, a me.. Come agli altri.
Dei miei inutili sforzi.
Dalle continue parole convenzionali che mi vengono rivolte.
Dalla solita routine.
Della mia incapacità di trovare del tempo per me. Per leggere, per scattare foto, per guardare una stupida serie tv.
Studiostudiostudio.
Senza nemmeno ottenere dei risultati soddisfacenti. senza essere neanche unpo'meritevole.

Ero insoddisfatta. Ero infelice. E dovevo mostrarlo al mondo, alle persone che sempre pensato a me come una che in grado di cavarsela, sempre.
È così?
Mi sono isolata, quando ho capito di essere una ruota di scorta...
Hanno sempre provato pietà per me. Per quella ragazza silenziosa, sostituita dalla sua migliore amica per una nuova compagna ballerina, invece che appassionata di pallavolo; sostituita da sua cugina, con cui ha passato l'infanzia, perché sceglieva giochi troppo difficili, e non bambole.
Pietà.
Ecco cosa provavano le persone per me.
Ed io mi sono abituata a questo tipo di attenzioni.

Nella mia solitudine, nell'attesa di giorni migliori -perché non può piovere per sempre, mi ripetevo- sono maturata. Ho scoperto un mondo nuovo, , il mondo degli adulti. forse.
Ho capito troppo presto come va il mondo. Ho messo via le illusioni prima ancora che si impossessassero di me. Ho anestetizzano il cuore.
Ho messo un muro. Tra me e gli altri. Tra me e il mondo così com'è.
 Mi sono creata un mondo di ambizioni, di progetti. Troppo grandi. Non adatti ad una come me. Ad un singolo in una molteplicità.
Ero insoddisfatta anche del mio mondo.
Ho perso la speranza.
Ho vissuto all'ombra di libri, artisti sconosciuti, documentari, film....
Ho tappato la bocca. Mi sono fatta delle mie idee. Mi sono diversificata. Estraniata, sarebbe meglio dire.

Poi è passato.. È arrivato il momento del passaggio dalla pietà all'ammirazione.
Ma lo sanno tutti, l'ammirazione non può che sfociare nell'invidia.
“Ricevevi più complimenti prima o quando eri pelle ed ossa? Ed ora?”
Mai avuto un complimento. vero, sincero. neanche falso, forse.
A nulla sono servite la disponibilità, la pazienza.. Il provare a condividere.
Nessuno mi ha mai odiato, questo sì. Ma mai sono stata la migliore amica di qualcuno.
Ero una persona delle tante, una di quelle che si invitano per fare numero.
Sempre estranea, fuori posto.
D'impiccio.
Un gruppo di amici ed io.
Tagliata fuori dalla loro sfera personale. Dalla condivisione.
Una che ride alle battute, che non dice mai di no.. Che ti fa compagnia.
Non una che ti aiuta, da aiutare, da ascoltare. Nemmeno per un consiglio.
Fuori luogo.
Un peso.
Forse per questo ho scelto di mostrare il mio dolore, la mia anima in pezzi, la mia psiche distrutta, la mia autostima calpestata, dimagrendo.
Le ossa sono un dolore visibile.
Un modo per tornare ad impietosire gli altri. pietà. volevo pietà. come una volta.

Un richiamo disperato di attenzioni.
Qualcuno che si accorgesse di me.
Qualcuno che notasse la mia originalità, le mie idee.
Qualcuno che non pensasse a me come una disadattata, ma come un persona con un grande cuore.
Qualcuno che mi accettasse nella sua vita.. Che non fosse in grado di mettermi da parte senza problemi.
Qualcuno per cui non essere un peso. un carico da sopportare.

Io sopportavo il mondo.
Mi tappavo la bocca e non urlavo mai. "fai come vuoi, per me va bene, è uguale" questo ripetevo.
Mi sono vietata il cibo. Ho svuotato lo stomaco. Ho smesso di proteggermi con quel mantello di grasso.
Avevo la bocca libera, vuota. per urlare. per ascoltare l'eco profondo del mio dolore raggiungere lo stomaco.
Potevo urlare.
Urlare.
Mostrare il mio dolore.
pietà. sarebbe tornata.

ma ero cresciuta. ancora.
la pietà non mi piaceva, riconoscevo l'ipocrisia.
Mi ero sentita forte a sopportare la fame, la testa roteante, a uccidermi gli addominali.
Mi ero sentita forte. ero forte.
Non volevo sentirmi debole. loro non pensavano che fossi forte.
Non avevo mostrato nulla. non è servito a nulla.
E' sopraggiunta la paura. la paura. avevo paura del mondo. era diventato difficile anche sopportarlo.
troppo difficile. neanche la pietà rende le persone dolci. carine. ero comunque tagliata fuori, sola.
Sola con un fame insormontabile.
a lottare contro tutti.
Dai miei al nutrizionista, da mia sorella a vari strizzacervelli.
Non ero in grado per loro. NON ERO. non ero capace.
Allora ok, mangio.
torno a proteggermi da questo mondo sempre pronto a ferirti.
mi serve grasso, più cibo. non bastano 400 kcal.
mi servono biscotti, cioccolata. tutti mangiano queste cose. io devo essere come loro.
Come loro.
l'essere diversa mi ha portato all'insoddisfazione, all'infelicità.
Ero troppo intelligente, troppo curiosa, troppo magra.
ero sempre troppo. eppure mi sentivo sempre meno.

sono ritornati i vecchi kg, eppure il dolore è stato ancora più lacerante.
Ho combattuto contro me stessa, contro i vecchi jeans che mi stavano stretti, con le gambe grosse.
Ho combattuto contro ogni commento, contro ogni giudizio.
"Sei ingrassata, stai meglio, ti vedo in forma"
Ho combattuto contro ogni cazzo di cosa nel mondo.
e nessuno se ne è mai accorto.
gli altri stavano male, io no. io non facevo abbastanza, io non ero abbastanza.
Non lo sono mai stata. mai un complimento.

E non lo sarò mai.
questo dolore ha segnato la mia anima.
lacerata.
il dolore è così forte che non mi resta che dormire, e sperare di non svegliarmi. ogni giorno.
anche con la pillola della felicità. le lacrime cadono, ogni sera.. non appena si affievolisce il suo effetto.
La notte è un inferno. un inferno di attesa.
è una lotta per la vita.
contro questo dolore che mi uccide, ogni giorno, che mi porta via la speranza, la possibilità di costruirmi un futuro. il futuro che voglio.

domenica 14 ottobre 2012

"E' una cosa riservata agli studenti meritevoli. Ho pensato a Giuseppe e Francesca"
Io non sono abbastanza meritevole. Io non sono meritevole. Io non sono.

"Ti vedo meglio. Sei in forma"
Io sono in forma. Io sono ingrassata. Io sono forse normopeso. Io sono.



Le persone ti uccidono, e non se ne rendono conto.
Ti lasciano una vita senza senso, e non se ne rendono conto.

Pensano, lei è forte. E' stata stupida, voleva dimagrire, era uno scheletro, ma ha sconfitto questa malattia, questa stupida ossessione. Forse non è tanto stupida.
Ora ha un fidanzato, ora ride.
Io sono dipendente, io prendo solo degli psicofarmaci.

Io ho lottato. Ma non ho sconfitto proprio nulla.
Ho lottato per restarci incatenata, a questa ossessione.
Ho lottato per essere la migliore. per raggiungere la perfezione. per sentirmi all'altezza. per dimostrare le mie capacità. per dimostrare che io non sono come gli altri. io posso controllare il mio istinto. io posso scegliere. i posso vivere senza mangiare. senza amici. senza uscire. io posso nutrirmi di libri, e sapienza. di tè e aceto.
Ho lottato e non ce l'ho fatta.
Il 41,5 si è trasformato in un 46, poi in un 48 ed infine in un 50.
Pensavo di essere sopravvissuta, comunque.
Di aver dimostrato la mia presunta forza. la mia grandezza intellettuale.
Eppure non sono abbastanza meritevole. non sono ABBASTANZA.

Niente fisico modello, niente mente modello.
Niente.

Ho solo mandato a puttane i miei sforzi, la stima per me stessa, la mia salute mentale.
Ho messo la scuola prima di tutto. del mio aspetto.
Ho accettato di guardarmi con sdegno allo specchio per avere le forze per studiare 5 ore al giorno.
Ho accettato di ingrassare per non far preoccupare nessuno. Mia sorella, i miei, il mio fidanzato.
Ho accettato di non essere.
Di essere per gli altri.

Ma nessuno se ne accorge.
E non basta "la pillola della felicità" a cancellare tutto questo. a rendermi felice, dentro.
Posso ridere, posso chiacchierare.
Ma ogni giorno che passa un pezzo di me mi abbandona.
Abbandona la vita.

E gli ultimi brandelli rimasti non fanno altro che aspettare il giorno in cui la fine sarà vicina.
In cui sarò ABBASTANZA capace anche di questo.

Sarò io ad abbandonare gli altri.
Nessuno più potrà lasciarmi sola.
Nell'altro mondo probabilmente non c'è nessuno.

domenica 23 settembre 2012

Come potrei smettere?
Se fosse possibile, lo farei.
Se fosse facile, lo farei. probabilmente.
Tutti pensano che io sia forte, determinata.
Ma non è così. io mi sto nascondendo. io sto scappando.
Le ossa dovrebbero mostrare la sofferenza.
Mangiare dovrebbe riempire il vuoto della mia esistenza.
Il peso che scende dovrebbe farmi sentire migliore degli altri. valida.
Il peso che sale dovrebbe contribuire alla mia immagine perfetta. alla figlia che si fa aiutare. alla fidanzata che smette di far preoccupare il proprio ragazzo. alla studentessa in grado di studiare e concentrarsi e prendere buoni voti.
Le medicine dovrebbero salvarmi. aiutarmi, direi.
Il medico -i medici- dovrebbero trovare la causa.
Io dovrei limitare le conseguenze. i danni.

Ma se dovessi smettere cosa farei?
Come potrei attirare l'attenzione? Come potrei capire se le persone mi vogliono bene sul serio?
Come potrei giustificare il mio mancato studio? Quale sarebbe la scusa per aver dormito 15 ore?
Come potrei non sentirmi in colpa?
Ho la mia scusa.
Ogni volta che assecondo il piacere, e non il dovere.
Ogni volta che sbaglio. che dovrei sentirmi in colpa.
Ogni volta che deludo le aspettative.

Come posso abbandonare la ricerca della magrezza?
E tutto quello che ne deriva.
Il calore. le preoccupazioni. le domande. l'aiuto. i lascia stare.
Come posso?

E' tutto così difficile con questo grasso addosso. devo fare tutto da sola.
Sono abbastanza forte, no?
Sono stata in grado di riprendere a mangiare. Sono stata in grado di sconfiggere il mostro, la malattia.
Che ragazza forte ed intelligente, direbbe qualcuno.

Ho solo colmato un vuoto.
Quando mostrarlo non ha fatto altro che mostrarmi l'ipocrisia altrui. la strafottenza. l'indifferenza.
Ho colmato, soltanto.

Una fetta di torta ha colmato lo stomaco vuoto di ieri sera. Ha messo fine alle presunte allucinazioni.
Mi ha dato la forza, forse.

Oppure ha prosciugato tutte le mie certezze. ha vanificato gli sforzi di un'intera settimana.
Il kilo e mezzo in meno...

lunedì 30 luglio 2012

non scrivo. non scrivo perché ho così tante cose da dire che un post infinito non basterebbe. non scrivo perché scrivere significa pensare e pensare vuol dire riflettere e riflettere mi fa essere triste e più triste di così si muore. non scrivo perché non mi sento libera ma so che lo farò, lo farò perché tutte queste parole non dette mi soffocheranno, prima o poi.

giovedì 12 luglio 2012

datemi qualcosa da fare.
datemi qualcosa a cui aggrapparmi.
datemi qualcosa per cui alzarmi al mattino.
voglio una ragione.
datemi un motivo per non pensare che potrei anche ammazzarmi.
per non sentirmi stupida a pensare una cosa del genere.
datemi qualcosa.
non fatemi tornare dalla bilancia.
non voglio che ritorni lei il motivo per cui alzarmi la mattina.
non voglio che ritorni ad essere la mia unica amica. la mia sola compagnia.

"tu hai il terrore di essere abbandonata. posso solo immaginare quanto male ti farà sapere che questo è il nostro ultimo incontro... ma ti ho trovato un centro specializzato, è perfetto per te.."
mi disse.
aveva paura.
si preoccupava per me.
è perfetto per te un cazzo.
ora sono sola. la psicologa la rivedrò ad ottobre.
in quel maledetto centro non funziona un cazzo.
ed io sono sola.
la bilancia è lì.
ed io sono sola.
con 48kg di troppo. forse meno. forse più.

tornerà la mia ossessione.
ed ho paura.

martedì 10 luglio 2012

Sono viva.
Almeno credo.
Almeno fisicamente.
Purtroppo.

Ma sono qui.
Qui "
senza parole né sogni né orizzonti, senza parole nel traffico del mondo""Vivo. Inquadro istantanee orbitando sul mio giorno guardando contro sole la vita che si muove"
Il tempo passa. Oggi è 10, e dalla mia estate, dalle mie vacanze ho ricavato ben poco di bello,
di produttivo. La sabbia non mi si è ancora attaccata alle dita, il mare non mi ha ancora salato la pelle. Non ho riso, non ho pianto. Non ho fatto nulla. Nemmeno studiato."L'angoscia quotidiana" mi invade, completamente. Mi sono costruita "le gabbie più invisibili". "Per misere ambizioni". Perché "sono ossessionata dalla perfezione che sonnecchia in ognuno di noi", perché "non riesco ad adattarmi e galleggiare". Non riesco ad accettare questa immagine. no, sul serio. "disprezzo ogni argomento, ogni contatto, ogni connessione". è un compromesso a cui non posso cedere. non ancora. attendo solo il momento giusto per riprendere le mie vecchie buone abitudini. per abbandonare questa stupida dieta da 1000kcal per farmi stare "bene" e tornare me. per provare ad essere quello che voglio. per dedicarmi alla perfezione. non fisica. non tanto quella. per non sentirmi più una fallita. per tornare a sentirmi forte. per sentirmi migliore. anzi no, la migliore. "Senza parole ritorno alla mia strada". tra poco, giuro. perché ora "esagero se mi sopravvaluto" ma non dovrà più essere così. tra un po' sarò libera. libera da "tutto ciò che ho intorno", "da tutti quelli che inquinano il mio campo" medicogenitorisorellafidanzato. tutti. lasciatemisolavorreiurlargli. Da loro "io mi libererò perché ora sono stanco". voglio ritornare a qualche tempo fa. voglio precipitare "a caduta libera, in cerca di uno schianto..ma fin tanto che sei qui posso dirmi vivo". solo con lei sono viva. solo con la malattia posso sentirmi una persona. una persona meritevole. con lei riesco  a "sentirmi viva in tutti i miei sbagli... e anche quando c'è più dolore non trovo un rimpianto.. non riesco ad arrendermi.." e forse "Sto precipitando forse sto volando  più giù, più giù". forse sto regredendo, forse sto mandando tutto a puttane. ma è quello che voglio. sono consapevole. sono viva. così, solo così. "Ti cerco perché sei la disfunzione", le direi. la disfunzione che mi rende viva. e ora "mi trovo spenta". morta. dentro. "Senza frizione piloti il mio tormento", le direi. ora il mio tormento è solo. vaga. mi inonda l'anima, mi fa male. con lei si concentra su una cosa sola. in fondo "il corpo è la frontiera che si può violare. Corpo straziato, corpo a corpo, il corpo è l'innocenza che si può spezzare". meglio uccidersi fuori, che dentro. no? non posso morire sul serio, tanto. non ora. non ancora. è una strada lunga. "Non abbiamo niente da perdere" direbbero. ed io non ho niente da perdere. posso "rischiare tutto e non essere niente" come ora. oppure rischiare la vita ma sentirmi viva. E un'altra volta mi avvelenerò, del tuo veleno mi avvelenerò." la fame mi avvelenerà lo stomaco. le vene. la mente. "Tutte le promesse ora si infrangono". Io non guarirò. non ora. io devo guarire per me, non per gli altri. e ora non è il tempo di guarire. "Come fare a coniugare un verbo al futuro quando il futuro è solo appalto di tenebra?" quindi perché pensare a guarire, ad un modo che agli può sembrare il modo migliore per vivere? io vivo meglio così. nella mia gabbia. nella prigione che mi sono costruita.

Puoi "a
ndare a piedi fino a dove non senti dolore solo per capire se sai ancora camminare"
Ed è quello che farò.
Ci provo. capirò cosa ancora sono in grado di fare. cosa ancora sono in grado di sopportare.
"Oggi tradisco la stabilità 
Senza attenuanti e nessuna pietà.
Oggi il mio passato mi ricorda che
Io non so sfuggirti senza fingere"




I subsonica hanno parlato per me.